Quando fotografai diverse chiese rupestri in Kappadicia, in una
"sacra famiglia" trovai dipinti, vicino al bue e all'asinello,
quattro personaggi dotati di aureola, quindi "santi"; Giuseppe,
Maria e due figlioletti di età differente. Allora, per via della
censura non sapevo di Giacomo, il fratello minore, lapidato
prima della crocefissione di Kristos.Ovviamente andava censurato per sostenere l'immacolata concezione
causata dallo "spirito santo", ma, la seconda volta, per Giacomo
dovrebbe essere stato Giuseppe.
Comunque in S.Giovenn in Lateramo esiste un statua di
Giacomo.
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/10/Jacobus_Major_San_Giovanni_in_Laterano_2006-09-07.jpg/394px-Jacobus_Major_San_Giovanni_in_Laterano_2006...
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La cronaca di Giuseppe Flavio
Giuseppe Flavio (37 circa-100 circa) fu uno scrittore e storico di
origine ebraica.[24] Delegato del sinedrio e governatore della Galilea,
divenne consigliere dellâ??imperatore Vespasiano (Tito Flavio, 9-79
d.C.)[25] e di suo figlio Tito (Flavio Vespasiano, 39-81)[26]. Nelle sue
Antichità giudaiche, cita anche Gesù e i cristiani. In un passo descrive
la lapidazione dellâ??apostolo Giacomo, che era a capo della comunitÃ
cristiana di Gerusalemme, avvenuta nel 62, e presentata come un atto
sconsiderato del sommo sacerdote nei confronti di un uomo virtuoso:
â??Anano (â?¦) convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse il fratello di
Gesù, detto il Cristo, di nome Giacomo, e alcuni altri, accusandoli di
trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazioneâ?.[27]
Questa descrizione è in sintonìa con quella riportata dallâ??apostolo
Paolo nella lettera ai Galati (1,19), dove egli fa riferimento a
â??Giacomo, il fratello del Signoreâ?. In un altro passo, lo storico indica
la figura di Giovanni il Battista.[28]
Câ??è poi un capitolo della stessa opera, conosciuto come Testimonium
Flavianum. Nel 1971, il professor Shlomo Pinés (1908-1990)[29],
dellâ??università ebraica di Gerusalemme, pubblicò la traduzione di una
diversa versione del Testimonium, come citato in un manoscritto arabo
del X secolo. Il brano compare ne Il libro del Titolo dello storico
arabo-cristiano Agapio (morto nel 941). Agapio fu anche vescovo melchita
di Hierapolis (in Frigia, Asia Minore). Agapio riporta solo in modo
approssimativo il titolo dellâ??opera di Giuseppe, e afferma che il suo
lavoro è basato su una cronaca più antica, scritta in siriaco da Teofilo
di Edessa (morto nel 785), andata persa. Ã? un testo migliore di quello
greco tramandato fino a quel momento, perché non si individuano
possibili interpolazioni. Si riporta qui di seguito il passo.
â??Similmente dice Giuseppe lâ??ebreo, poiché egli racconta nei trattati che
ha scritto sul governo dei Giudei: â??Ci fu verso quel tempo un uomo
saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita
ed era considerato virtuoso, e aveva come allievi molta gente dei Giudei
e degli altri popoli. Pilato lo condannò alla crocifissione e alla
morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono alla
sua dottrina e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la
crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i
profeti hanno detto meraviglieâ?? â?.[30]