Riporto qui per intero una dichiarazione di Sconcerti dal sito Calciomercato.com che tocca, tra l'altro, l'aspetto economico/gestionale di una squadra di calcio di serie A:link: https://www.calciomercato.com/news/sconcerti-calciopoli-ha-fatto-scoppiare-milan-e-inter-fossi-...
>C’è il campionato della Juventus. E ce n’è un altro. Non c’era mai stato uno >strapotere così marcato. E’ tutto il sistema-calcio italiano ad essere in >discussione. Che orizzonti possono avere Inter, Milan, Napoli e Roma? Quale >futuro attende il nostro calcio? Stimolati dalle domande dei lettori di 100° >Minuto, ne abbiamo parlato con Mario Sconcerti.
> >Sconcerti, la distanza tra la Juventus e il resto del calcio italiano dove
> >ci sta portando?
>«A me sembra che la Juventus stia diventando la scusa di tutti. La Juve vince >è non fa sentire nessuno colpevole. E’ diventata fuori competizione per >definizione. Perdere dalla Juve è ormai quasi naturale e quasi accettato. E >vale per tutto il campionato».
> >Nessuna società si attrezza più davvero per vincere.
>«Il problema è che le società si sentono autorizzate a non scommettere, a non >investire. Si fa il possibile per restare in A per garantirsi la spartizione >dei soldi televisivi. Sono otto anni che va così. Otto anni sono due >generazioni nel calcio. E’ un tempo eterno.. La conseguenza? I diritti >televisivi oggi sono di fatto pagati dalla Juventus. La differenza è talmente >tanta che nessuno ha più voglia di investire per tentare di accorciarla».
> >Storicamente cos’è successo?
>«Il vero snodo è stato Calciopoli. La grande Juve attuale nasce nei nove anni >nel passaggio tra l’Avvocato e Umberto Agnelli, dall’ultimo scudetto di >Trapattoni nel 1986 a quello di Lippi nel 1995.. Un tempo che per la Juve è >un’eternità. Tutto questo ha costretto la Juve ad una accelerazione forte. E >lì nasce la spinta che poi porta a Calciopoli, cioè ad una forzatura prima di >tornare a vincere. Calciopoli - e quello che ne consegue in casa Juve - >costringe Inter e Milan a investire molto per approfittare del vuoto di >potere. E però le fa scoppiare. L’investimento diventa la goccia che fa >traboccare il vaso. Non ce la fanno più, né Moratti e né Berlusconi, e lui >stesso in queste ore l’ha detto».
> >E a quel punto che Juve è nata?
>«Una Juve con una struttura completamente diversa. Con un presidente-manager >come Andrea Agnelli. E’ una situazione nuova per una dinastia reale di questo >paese. Un tempo l’Avvocato Agnelli si alzava a un quarto d’ora dalla fine, >quelli erano riti reali a cui eravamo abituati. Oggi Andrea alle otto di >mattina va in ufficio a lavorare per la Juve. Tu guarda la differenza che c’è >tra l’Inter, con un proprietario che sta in Cina. Se è vero che la presenza >del proprietario assicura la squadra più vittorie - e lo è - anche questo >spiega la differenza della Juventus».
> >Non c è più competitività. Ed è un problema serio.
>«Io fossi la Juventus mi incazzerei perché vorrei avversari più forti. Del >resto Andrea Agnelli dice che «Il prodotto italiano non mi fa aumentare il >valore del mio marchio», e ha detto tutto».
> >Che orizzonte intravedi?
>«Il calcio cambia, molto più delle altre cose della vita. Credo che sia giusto >pensare ad un campionato europeo. Che poi ne facciano due, uno dall’Uefa e >l’altro dalla Superlega, è persino fatale. C’è una sola cosa in cui non sono >d’accordo ed è il numero chiuso, la blindatura. Tu mantieni vivi i campionati >nazionali se Bologna, Fiorentina o Torino, arrivando prime nel loro campionato >possono andare nella Superlega. Altrimenti un meccanismo blindato alla fine >non giova a nessuno».
> >Passiamo al calcio giocato. L’Inter è crollata ancora. Ancora una volta,
> >come una volta.
>«Io da Spalletti mi aspettavo di più. Una squadra con le ambizioni dell’Inter >non può prendere quattro gol e soprattutto non può avere 9 punti di distacco >dopo 12 partite: questo significa averne circa 27 alla fine del campionato. E >allora di cosa stiamo parlando? Io non discuto che Brozovic sia bravo, ritengo >anzi che la squadra sia buona, ma non è sufficiente a colmare la distanza >dalla Juventus. E comunque mi accorgo che le riserve non valgono i titolari. >Gagliardini non è Vecino, Joao Mario o Borja Valero non sono Nainggolan».
> >Credo che nessun altro allenatore di Serie A incida oggi più di Ancelotti?
> >Sei d’accordo?
>«Sì. Ancelotti nel Napoli. Sta proprio facendo un gran lavoro. Il Napoli sta >giocando senza uno schema, Ancelotti adatta la squadra al tipo di partita che >vuole fare. E questo è il massimo del calcio. Riuscire a far fare ai giocatori >una partita continuamente diversa: questo è il grande merito di Ancelotti».
> >Dobbiamo prendere sul serio l’ennesima resurrezione della Roma?
>«Non lo so. So che per esempio le mancano ancora i gol di Dzeko, che è un >grandissimo centravanti. La Roma tornerà su, la vedo più forte di Milan e >Lazio. Adesso la sua differenza è un ragazzo di vent’anni, Pellegrini, che gli >ha rimediato il flop di Pastore e in parte quello di Cristante. E hanno un >giocatore come Florenzi che in Italia non c’è. E’ un vero universale. Non è il >meglio in niente, ma sa fare bene tutto».
> >Chiudiamo con le dimissioni di Ventura. Te le aspettavi?
cut
Benché qui il discorso sia centrato sulla Giuve, si mettono in risalto diversi aspetti; il primo è che le società non scommettono più. O, almeno, non scommettono per la scommessa, per fare quello che il gioco è: un gioco. E questo io lo condivido. Vale pure per il Genoa. Noi siamo anni che impostiamo le cose solo ed esclusivamente per il MERCATO, è il MERCATO che è diventato il centro dell'interesse societario, come se i calciatori fossero frutta e verdura da acquistare in giro per il Mondo in base alla presunta qualità e/o alla presunta o possibile maturazione, magari da far svernare in frigorifero o panchina, o, vedere anche se è possibile una rigenerazione. Non c'è una società di serie A che faccia MERCATO come fa il Genoa.
Non lo riconosco più come Genoa.
Qui sopra si dice che è da otto anni che va così, in realtà forse si è cominciato anche prima.
Non condivido invece il discorso sul campionato Europeo, che non sarebbe altro che una forma per rimercanteggiare il discorso (del resto, parlando più in generale, è la globalizzazione) a favore delle società economicamente più forti.
Si, l'economia c'entra, ma quando noi vincevamo gli scudetti, giravano meno soldi, ma le partite si facevano lo stesso. E forse erano anche più pulite di quanto lo siano oggi.
Chissà se Il Merda sarebbe più interessato a un campionato Europeo rispetto a quanto stia facendo oggi; apparentemente si direbbe di no, dal momento che anche il solo pensiero dell'E.L. lo fa stare male!
Un cambiamento nei meccanismi più generali appare necessario (anche se spero in altro senso); nel nostro particolare appare quasi indispensabile (e non per partecipare all'E.L., ma per ritornare a fare il GIOCO del calcio).